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Diventa il nuovo CEO di Diesel senza inviare il CV 3 consigli utili e non convenzionali su come trovare lavoro oggi
Essere sempre aggiornati sulle notizie relative all’ambito del recruiting e della ricerca di lavoro, può aiutare sicuramente a trarre informazioni e consigli utili su come trovare lavoro oggi.
È il caso, ad esempio, di una notizia che ha fatto in breve tempo il giro di media e social.
Renzo Rosso il fondatore della Diesel – tra i più noti brand di abbigliamento al mondo – ha deciso di dare la possibilità a chiunque di diventare il nuovo CEO dell’azienda.
Dove la sigla CEO non sta esattamente per Chief Executive Officer, quello che in Italia chiameremmo amministratore delegato, ma bensì per Chair Executive Officer.
Il perché di questa denominazione lo puoi trovare nell’idea del contest.
«I candidati dovranno dimostrare la loro abilità, ma soprattutto la loro creatività, nel sedersi in modo originale su una sedia immaginando sia quella della posizione tanto ambita»
Attraverso una foto o un video condivisi sulla pagina Facebook dell’azienda. parteciperanno alla selezione e potranno vincere una settimana da manager in Diesel.
Un’idea sicuramente ben realizzata dal punto di vista della Brand Awareness e dalla quale puoi prendere spunti interessante per trovare lavoro oggi.
Il contest della Diesel e come trovare lavoro oggi
Dalle dichiarazioni di Renzo Rosso sul contest e sul perché di questa scelta, possiamo trarre alcune informazioni sul mercato del lavoro attuale, sulle dinamiche che lo muovono e su come trovare il lavoro dei propri sogni.
Eccoti alcuni spunti da questa notizia – che ho approfondito nel dettaglio anche nel libro Vincere al Colloquio di Selezione.
3 consigli non convenzionali su come trovare lavoro oggi
Come ti ho anticipato, questa notizia ci porta a guardare oltre e a individuare alcuni punti che spiegano ciò che sta accadendo nel mercato del lavoro ai giorni nostri.
Ecco quindi 3 consigli non convenzionali che puoi applicare subito per trovare lavoro oggi.
1) Trova modi originali per candidarti.
Per candidarti in Diesel non è necessario inviare il CV, ma una semplice foto.
Ora, di sicuro non tutte le selezioni avvengono in questo modo…
Allo stesso tempo, inviare lunghi CV zeppi di certificazioni e esperienze non sempre serve ad ottenere il lavoro che desideri.
Possono contare molto di più la creatività, la determinazione, la voglia di emergere e tanti piccoli dettagli non necessariamente collegati ai soli titoli.
Quindi prendi una posizione lavorativa che ti interessa e domandati: come posso candidarmi in maniera originale per questo lavoro? E trova soluzioni non convenzionali per la tua candidatura.
2) Usa i social network in maniera professionale
La scelta di affidarsi a Facebook per trovare il nuovo CEO non è casuale.
Inutile girarci intorno.
I social network non sono più il futuro nel mondo del recruiting ma il presente.
Se è vero che non siamo ancora al punto in cui la candidatura avviene tramite l’invio del tuo CV al selezionatore su Facebook Messenger…la realtà è che le aziende monitorano costantemente le attività social dei candidati e raccolgono informazioni su di te anche e soprattutto dai tuoi canali social e dalla tua presenza online.
3) Lavora sul tuo Personal Branding
Questo consiglio rappresenta un’evoluzione del precedente e riguarda la tua capacità di farti percepire come autorevole ed unico comunicando in maniera efficace i tuoi punti di forza.
Pensare te stesso come un brand, essere online, utilizzare il tuo sito internet e i canali social come vetrina per il tuo lavoro, entrare in collegamento con professionisti del tuo settore, condividere e testimoniare la tua attività: sono tutte azioni che ti faranno trovare lavoro e contatti con le aziende.
Questi sono solo alcuni dei punti sui quali voglio che inizi a riflettere per andare oltre una semplice notizia e ricavarne informazioni utili per la tua ricerca di lavoro o per dare una svolta alla tua carriera professionale.
La strada per il lavoro dei tuoi sogni è semplice se segui i consigli pratici contenuti in Vincere al Colloquio di Selezione.

Colloquio di lavoro: 3 domande chiave e come rispondere
Colloquio di lavoro: che domande mi faranno? Come devo rispondere?
Sono questi i pensieri che passano per la mente quando si sa di dover sostenere un colloquio di lavoro per una posizione lavorativa.
Ovviamente non puoi sapere tutto ciò che il selezionatore ti chiederà, ma uno dei consigli per Vincere al Colloquio di Selezione è sicuramente quello di preparare le risposte alle domande che probabilmente ti faranno.
Un’idea di ciò che potranno chiederti immagino già te la sarai fatta o comunque nella tua esperienza nel mondo del lavoro sicuramente avrai notato delle domande che ti sono state poste a tutti i colloqui che hai sostenuto.
Per questo oggi voglio aiutarti a rispondere a 3 domande chiave che sicuramente ti verranno fatte ad un colloquio di lavoro e che molto spesso ne determinano l’esito.
Colloquio di lavoro: Perché l’azienda dovrebbe assumerti?
Questa è la prima classica domanda che ti voglio segnalare.
Il selezionatore attraverso questa domanda vuole capire perché potresti essere utile all’azienda, che valore aggiunto avrebbe una tua assunzione e quali caratteristiche personali reputi ideali per ricoprire il ruolo.
Ora vuoi sapere come rispondere a questa domanda?
Il mio consiglio è sottolineare i punti di forza del tuo profilo non in assoluto ma relativamente alla ricerca in corso, ovvero le competenze che possiedi per svolgere al meglio la mansione e le caratteristiche individuali che si avvicinano a quelle della persona ideale che stanno cercando.
Colloquio di lavoro: Quali sono i tuoi punti di debolezza?
Così come ti verranno chiesti i punti di forza, molto probabilmente la domanda successiva riguarderà quelli che consideri dei punti di debolezza.
Fare la parte del super-candidato perfetto non ti servirà a niente. Anzi potrebbe essere molto controproducente ai fini della buona riuscita del colloquio.
Ognuno di noi ha aspetti in cui deve migliorare, non solo professionalmente ma anche dal punto di vista personale e sociale.
Per questo ti consiglio di rispondere in maniera sincera, citando aspetti sui quali stai lavorando per crescere in modo da dimostrare anche la volontà di migliorarti.
Nel far riferimento ad alcune debolezze, attenzione che non siano troppo invalidanti rispetto alla posizione per cui ci si sta candidando. Se ti manca una caratteristica importante per il ruolo è meglio sorvolare.
Colloquio di lavoro: Dove ti vedi tra 5 – 10 anni?
Terza domanda che, nella mia decennale esperienza ho fatto e ho visto fare in tantissimi colloqui di selezione, riguarda la prospettiva lavorativa futura.
La risposta a questa domanda varia a seconda della propria esperienza.
C’è differenza tra le ambizioni di un neolaureato e quelle di chi ha già una significativa esperienza professionale alle spalle.
Il consiglio che do in questi casi è dare una risposta quanto più realistica possibile. Inutile mostrare aspirazioni irraggiungibili o comunque di difficile realizzazione. Meglio dare l’impressione di avere obiettivi concreti sia nel breve che nel lungo periodo.
Queste sono solo tre delle domande che molto probabilmente ti verranno fatte a un colloquio di lavoro.
I consigli che hai letto qui sono stati approfonditi nel libro Vincere al Colloquio di Selezione che ho scritto proprio per dare una mano a chi è alla ricerca di lavoro.
Troverai tanti spunti e consigli interessanti per ottenere il lavoro che desideri.
Ti assicuro che, seguendo ciò che ho condiviso con te nel mio libro, vedrai risultati sorprendenti in brevissimo tempo.
Acquistalo qui e scrivimi cosa ne pensi e se ti è stato utile.
A presto!

5 Minuti per applicare la PNL su Te stesso ed agire efficacemente
Oggi ti aiuterò ad avere una visione di insieme su te stesso grazie al lavoro sull’identità, i valori, le credenze, le convinzioni, le capacità ed i comportamenti.
Metterò insieme tutto quello che ho scritto nei precedenti articoli – se è la prima volta che leggi, puoi partire da questo articolo e procedere a ritroso – e combineremo tutti i livelli a nostra disposizione in un esercizio chiaro e semplice. Pronto? Partiamo!
Agisci allineando Identità, Valori, Credenze, Convinzioni, Capacità, Comportamenti verso i tuoi Obiettivi.
L’esercizio che ti propongo consiste in alcune domande accompagnate da osservazioni: per ottenere i risultati migliori, ti chiedo di seguire con precisione le mie indicazioni e di rispondere “di getto” alle domande che ti porrò.
Prima di procedere,
prendi carta e penna
ed assicurati di avere
i classici “5 minuti” liberi
da impegni e distrazioni.
Se non ti è possibile ora,
salva questa pagina
nei preferiti
e ritorna appena hai tempo.
Mi raccomando!
Dai risposte immediate
brevi e concise
per ogni quesito.
Prendiamo come riferimento il tuo profilo professionale:
Identità
Chi sei professionalmente?
Che cosa hai di unico nel tuo settore di studio e di lavoro?
Chi vuoi diventare professionalmente?
Valori
Qual è il valore più importante per te sotto il profilo professionale?
Qual è il beneficio che ottieni da questo valore?
Ci sono dei valori rispetto ai quali hai un rapporto di inconsapevole incompetenza?
Credenze
Quali sono le tue credenze principali sul lavoro?
Ci sono delle credenze comuni nel tuo lavoro che saresti capace di sfidare?
Dove hai attinto le tue credenze?
Convinzioni
Quali sono le tue convinzioni potenzianti?
Quali quelle limitanti?
Capacità
Le tue capacità attuali ti consentono di raggiungere i tuoi obiettivi?
A che livello sei nell’acquisizione delle capacità che desideri?
Comportamenti
I tuoi comportamenti sono il riflesso fedele della tua identità, dei tuoi valori, delle tue credenze, delle tue convinzioni e delle tue capacità?
Come valuti il risultato dei tuoi comportamenti rispetto alla percezione che le persone hanno di te?
Come vedi, il solo riuscire a “guardare tutti insieme” questi livelli è un lavoro di per sé, necessario e fondamentale per intervenire sia nell’allineare questi livelli, sia nel modificare i punti critici di un livello specifico.
Per questo motivo ti ho chiesto di rispondere anzitutto “di getto”, poiché avrai tutto il tempo di ritornare ad approfondire e di ripetere periodicamente questo esercizio – e ti consiglio vivamente di farlo.
Come superare le Convinzioni Limitanti ed allineare Identità, Valori, Credenze, Convinzioni, Capacità, Comportamenti verso i tuoi Obiettivi
Generalmente, quando seguo di persona un mio cliente in questo viaggio alla scoperta di se stesso, emergono delle credenze ostacolanti e delle convinzioni limitanti accompagnate dalla consueta domanda:
« Come faccio a modificare le credenze e le convinzioni
che mi paralizzano? »
Si tratta di un processo piuttosto complesso, tuttavia c’è un suggerimento che puoi subito mettere in pratica: le domande chiarificatrici, adatte a “smontare” la convinzione limitante.
Ad esempio, se sono convinto che « in Italia vanno avanti solo i raccomandati », posso effettivamente investigare se e quali dati ho a supporto di questa affermazione, se effettivamente tutti i miei amici lavorano perché raccomandati, se davvero non conosco nemmeno una persona che occupi un posto di valore per meriti professionali: sarà facile notare – ed in questo la PNL fornisce molti strumenti a supporto – che questa convinzione non è altro che il prodotto di un processo di generalizzazione e di distorsione della realtà che, una volta portato a coscienza e “competenza”, può venire “smontato” e “rimontato” con metodo ed in linea con la direzione positiva in cui vuoi andare.
Bene! Sono sicuro che con quest’ultimo esercizio – che puoi considerare un bonus finale rispetto agli articoli precedenti – siamo riusciti a rendere ancora più chiaro e pratico il percorso verso la scoperta di te stesso e la realizzazione dei tuoi obiettivi.
Il top è che tu proceda a studiare ancora, ripercorrendo almeno un’altra volta tutte le tre tappe – i tre articoli che precedono questo post – del viaggio: fatto questo, puoi contattarmi per un colloquio di persona, telefonico o via Skype per:
- identificare oggettivamente i tuoi talenti, capire come li stai utilizzando e quali migliorare
- riflettere insieme sui tuoi valori e sulla coerenza dei tuoi comportamenti rispetto ad essi
- analizzare le tue credenze e convinzioni
- far emergere le tue capacità
- evidenziare i tuoi comportamenti allineati con la tua identità, i tuoi valori ed i tuoi obiettivi.
Nel frattempo, buon lavoro di chiarificazione ed azione, buon finale di viaggio ed a risentirci!

Il segreto di una comunicazione efficace al colloquio di selezione
La congruenza è il segreto di ogni colloquio di selezione.
Gli HR si aspettano di incontrare candidati estremamente coerenti nella loro comunicazione e non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche dal punto di vista del modo in cui vengono espressi questi contenuti.
Grazie alla Programmazione Neuro-Linguistica applicata alla comunicazione, sappiamo che, per comunicare, ciascuno di noi utilizza contemporaneamente tre livelli comunicativi.
Secondo uno studio degli anni ’50 del secolo scorso – quindi ben prima della nascita della PNL – i valori percentuali dei tre livelli nei primi cinque minuti d’impatto con il pubblico hanno dato risultati sconcertanti.
– Il linguaggio verbale – dato dai contenuti del discorso, dalla scelta dei vocaboli operata dal comunicatore, dalla struttura sintattica delle frasi – viene recepito dal pubblico appena per il 7%.
– Il linguaggio paraverbale – costituito dal timbro di voce, dalla modulazione, dalle intonazioni, dalle pause, dalle accelerazione – occupa il 38% della comunicazione.
– Il linguaggio non verbale – ovvero il linguaggio del corpo, fatto di mimica, gestualità, postura, ecc – ha un peso nella comunicazione pari a ben il 55%.
Ecco quindi che, se vogliamo che la nostra comunicazione sia efficace e convincente, dobbiamo partire da un totale allineamento dei livelli comunicativi. È sufficiente che uno solo di essi dimostri incongruità perché la nostra comunicazione perda di efficacia.
Pensa se qualcuno ti fermasse per la strada per chiederti un’informazione stradale: sei uscito di casa irritato dopo avere litigato con il tuo compagno o la tua compagna, stai per aprire la portiera della tua auto e ti accorgi di avere una gomma a terra. Stai per dare da matto quando qualcuno ti interpella sulla strada da compiere per raggiungere un determinato posto.
- Tu rispondi – perché sei una persona bene educata – e dai anche delle informazioni precise e corrette
- ma dal punto di vista paraverbale non sei il massimo del convincimento: parli sbuffando, senza la minima partecipazione e il corpo stesso trasmette il tuo stato d’animo alterato.
Non guardi in faccia l’interlocutore, tieni le mani in tasca, quasi gli mostri le spalle. A questo punto pensi che chi ti ha chiesto le informazioni se ne andrà felice e contento?
Probabilmente non avrà creduto a una parola di ciò che hai detto e, girato l’angolo, chiederà a qualcun altro.
Comunicare ad altri un messaggio, un’idea, un progetto, significa innanzitutto mettere in comune con altri il messaggio, l’idea, il progetto e si basa sull’interazione costante tra chi comunica e chi ascolta.
Porre l’accento su uno soltanto dei due termini del binomio, su chi parla e non su chi ascolta, vuol dire negare ogni fondamento alla comunicazione, che vuole invece privilegiare il destinatario del messaggio. In definitiva, comunicare significa trasmettere, ma soprattutto far capire ad altri il nostro messaggio.
E qui assume importanza il risultato della comunicazione.
Se teniamo all’efficacia del messaggio, non basta l’intenzione di comunicare, è necessario anche creare sintonia con il destinatario del messaggio.
Perché la comunicazione sia davvero efficace deve esserci totale allineamento tra i tre livelli di comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale devono rimandare il medesimo messaggio.
C’è un altro aspetto che è necessario tenere nella giusta considerazione per dare efficacia al nostro modo di comunicare. Ciascuno di noi si fa un’idea della realtà che, bisogna dire, non è la realtà; è una realtà soggettiva, non oggettiva. Ciascuno di noi opera tramite i propri sistemi rappresentazionali e traduce la realtà secondo le proprie percezioni soggettive, attribuendole un significato altrettanto soggettivo.
In altre parole, le informazioni che prendiamo all’esterno attraverso i nostri canali sensoriali, filtrate dal sistema nervoso centrale, sono codificate e organizzate per essere tradotte in esperienze soggettive tali da determinare precisi comportamenti.
La PNL è lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva, ma è anche uno strumento tecnologico grazie al quale ciascuno di noi è in grado di organizzare le informazioni e le percezioni in modo da raggiungere risultati strabilianti, ritenuti impossibili in passato.
Abbiamo detto che l’individuo opera attraverso le sue rappresentazioni sensoriali. Tuttavia, ogni individuo dispone di modalità differenti per rappresentare la propria esperienza: per qualcuno ha prevalenza l’aspetto visivo, per un altro quello auditivo, per un altro ancora l’aspetto cenestesico. Riconoscere le caratteristiche multisensoriali del proprio interlocutore è molto importante nella comunicazione.
Ed ecco che ritorna il concetto di “congruità”.
Per essere certo che la tua comunicazione sia assolutamente efficace, devi allinearti o meglio rispecchiarti sul tuo interlocutore e lo devi fare sui suoi sistemi rappresentazionali con tutte le tue “armi” a disposizione.
Devi allinearti sul verbale e usare ad hoc le stesse parole chiave impiegate dal tuo interlocutore. Sul paraverbale e in questo modo ti adegui al ritmo stesso usato dalla controparte. Infine, sull’analogico, rendendoti speculare (nella postura, soprattutto) con la persona destinataria del tuo messaggio.
È proprio questa la formula vincente per una comunicazione incisiva, convincente ed efficace ai fini del tuo colloquio di selezione.
Proprio per questo, se vuoi saperne di più sulla Programmazione Neuro-Linguistca e sul modo in cui ti può aiutare a vincere al colloquio di selezione, clicca qui e scopri come iniziare il tuo percorso verso l’eccellenza.

Sei schiavo del lavoro? 10 segnali che devono allarmarti!
Certe volte non fa differenza trovarsi di fronte al lavoro dei propri sogni (quello che si è desiderato fare fin da bambini), oppure svolgere quel lavoro che proprio non ti entusiasma ma che paga abbastanza bene (quello che serve per avere un minimo di indipendenza e pagare le bollette alla fine del mese), la parola d’ordine da tenere sempre bene a mente è staccare la spina.
Capita, infatti, sempre più spesso che, in nome della tanto sbandierata flessibilità, i datori di lavoro, o i lavoratori stessi, perdano di vista la vitale necessità di riposarsi, di svagarsi con la mente, di mettere in pausa gli impegni di lavoro per concedersi null’altro che il tanto meritato ed agognato riposo.
Un lavoro che, senza neppure accorgercene, assorbe completamente la nostra vita, non fa altro che peggiorare e distruggere pian piano la nostra esistenza; vivere sempre più ore al giorno (e sempre più giorni alla settimana) con il capo tirannico, i colleghi che fanno pressione, i valori aziendali che non sempre combaciano con i tuoi, portano come risultato una sensazione di stanchezza perenne che ci fa sentire come in trappola, una prigione dalla quale è importante saper uscire al momento giusto.
Per questo motivo è fondamentale riconoscere i 10 segnali che indicano come il lavoro monopolizza la tua vita:
- Non hai amici al di fuori del lavoro, socializzi solo con i colleghi e, per di più, agli eventi organizzati dalla stessa azienda che ti opprime, finchè scopri che, in fin dei conti, neppure i tuoi stessi colleghi sono chissà che, e allora addio alla tua vita sociale!
- Il tuo capo usa il denaro per controllartiperchè, essendo pagato regolarmente, e molto meglio di tante altre persone, devi sottostare a qualsiasi irragionevole richiesta che ti viene fatta, anche se, alla fine dei conti, il tuo stipendio non è mai più alto di quello dei tuoi colleghi di lavoro.
- Senti il bisogno costante di mostrare il tuo valore, cerchi gli elogi, e quando ciò non succede sai che la colpa è solo tua, che hai deluso l’azienda, il capo e anche te stesso. Tutto ciò non sarebbe successo se solo fossi stato capace di mettere in campo le tue abilità al momento giusto.
- Eccessiva presenza sul posto di lavoro,il che ti porta a fare straordinari su straordinari senza neppure avere un centesimo in più in tasca. Ma alla fine poco importa, tanto una volta tornato a casa non farai altro che rispondere alle chiamate ed inviare mail di lavoro.
- Non hai idea di cosa sia un “buon lavoro”,ma sai perfettamente cos’è un “cattivo lavoro”, in pratica tutto ciò che fai. Questo perchè il tuo capo ama non farti sapere realmente come vuole che siano fatte le cose, quindi, quando fai qualcosa di buono, è solo per pura fortuna.
- Ti viene ripetuto in continuazione quanto sei fortunato ad avere il tuo lavoro,quanto è importante l’azienda per cui lavori e che non troverai mai un posto di lavoro migliore, praticamente una forma di bullismo vero e proprio.
- Ti viene sempre chiesto di fare cose che ti fanno sentire a disagio,sia dal punto di vista etico e morale che dal punto di vista giuridico, e ovviamente rifiutarsi di fare queste cose ti renderebbe lo zimbello dell’azienda.
- Ti senti in trappola,anche se non hai neppure la minima idea di come potresti iniziare a lavorare da un’altra parte. Sei legato finanziariamente all’azienda, e il tuo masochismo ti fa pensare di poter fare carriera al suo interno, credendo fermamente che nessuno, una volta che il tuo capo ha completamente distrutto la tua autostima lavorativa, vorrà più assumerti.
- Non sfrutti appieno le tue vacanze, perchè stare lontano dal lavoro ti fa sentire in colpa, così tanto da non vedere l’ora di poterci ritornare.
- Passi molto tempo a sognare ad occhi aperti,soprattutto di cose del tutto irrealizzabili. E’ la prigionia che ti porta a fare ciò, anziché avere la lucidità di aggiornare il tuo CV e cercare un nuovo lavoro.
Certe volte è fondamentale comprendere quanto il nostro lavoro ci aiuti a vivere meglio e quando invece è esattamente il contrario.
Bisogna fermarsi e fare un poco di chiarezza. Da questo punto di vista, la Programmazione Neuro-Linguistica potrebbe esserti di aiuto: clicca qui e scopri come.

Questi errori grammaticali sono presenti anche nel tuo Curriculum?
Ti è capitato di inviare il curriculum vitae e di non ottenere alcun riscontro?
Sono sicuro di sì. E se questo è accaduto non è necessariamente colpa dei selezionatori, ma spesso è dovuto a banali errori, molti dei quali riguardano la temutissima grammatica italiana e che comportano l’immediata eliminazione del vostro cv dai database delle aziende.
Dalla mia esperienza di selezionatore del personale, per molte aziende clienti, nonché di formatore, nasce la volontà di scrivere questo breve vademecum cercando di segnalarti i 10 errori grammaticali più comuni da non compiere nella stesura del curriculum vitae. Si tratta di un breviario molto pratico, nato alla luce dei maggiori strafalcioni, che ho riscontrato nei CV che ci vengono inviati ogni giorno.
Ovviamente se volessi elencare tutti gli errori commessi durante una candidatura, non basterebbe quest’articolo, ma voglio comunque elencare quelli che secondo me sono i 10 “orrori” grammaticali da evitare.
- L’apostrofo – In cima alla classifica c’è l’apostrofo, che si usa per segnalare la caduta di una o più lettere di una parola. Quando si mette? Semplice, nella maggior parte dei casi con tutte le parole femminili, (es. un’amica sì, un amico no), ma anche con parole maschili troncate (es. quell’albero, Sant’Antonio).
- Qual è – Ecco un altro degli errori più comuni commessi dagli italiani. Qui, l’apostrofo ci vuole oppure no? Assolutamente no! Qual è, si scrive senza apostrofo. Sempre.
- L’uso del congiuntivo – Il congiuntivo è forse uno degli amici più antipatici della lingua italiana. Quanti strafalcioni sentiamo ogni giorno anche, e soprattutto, in televisione? Vi prego … è davvero importante che sappiateusare il congiuntivo!
- Purtroppo – Ebbene sì si scrive proprio così… puRtroppo e non puLtroppo!!!!
- Entusiasto o entusiasta?– Sia che siate maschi o femmine, al singolare si usa sempre entusiasta. Quando ci si riferisce a più soggetti si distingue nuovamente tra maschile e femminile. Quindi si avrà entusiasti per il maschile ed entusiaste per il femminile, mentre la forma entusiasto è assolutamente sbagliata.
- E o ed? A o ad? – L’aggiunta della ‘d’ deve essere fatta solo nel caso in cui la parola che segue cominci con una vocale. Quindi: “ho lavorato ad Amburgo”; “… persona allegra ed entusiasta”.
- Gli e le (SOPRATTUTTO PER I COLLOQUI ORALI) – I pronomi sono un altro grande errore commesso dagli italiani. “Gli ho detto che era molto preparata”. In questo caso, riferendoci ad una persona di sesso femminile, bisogna usare il pronome “le”: “Le ho detto che era molto preparata”.
- La punteggiatura – Punto, punto e virgola, due punti, virgolette… non vanno mai usati a casaccio, e soprattutto non ne abusare. Ogni segno di punteggiatura ha la propria regola e la propria funzione. Se non ti sono perfettamente chiari, forse è meglio tornare a dare un’occhiata ad un qualsiasi libro di grammatica.
- Un po’ di latino: si scrive ad hoc, aut aut non è inglese (out out), se sbagli invia un’errata corrige, il curriculum al plurale diventa i curricula.
- NO allo stile sms: No proprio no alle “k” e le “x”, non state scrivendo ad un vostro amico! Il curriculum vitae è un documento a tutti gli effetti e pertanto richiede un linguaggio formale ed accurato.
Il consiglio è di rileggere il curriculum vitae più e più volte (magari dopo aver fatto una pausa di almeno 30 minuti dal momento in cui avete terminato di scriverlo) e di farlo leggere anche ad altre persone che potrebbero notare errori a noi sfuggiti.
Ovviamente, in questa breve lista mancano ancora moltissimi errori grammaticali. Quali sono gli altri errori/orrori che vi capita di vedere in giro?
Come saprai certamente, la comunicazione è fondamentale in questi casi.
Se vuoi diventare un esperto che la padroneggia con successo, vieni a dare un’occhiata qui.

Esperienza lavorativa: quanto conta davvero per essere assunti?
Quando leggiamo un annuncio di lavoro, uno dei requisiti richiesti che non manca quasi mai è sicuramente l’esperienza lavorativa. Proprio per questo molti giovani neolaureati o neodiplomati, che vogliono affacciarsi per la prima volta nel mondo del lavoro, incontrano notevoli difficoltà nel momento in cui effettuano questa prima ricerca.
Le conoscenze acquisite durante un percorso accademico, infatti, spesso non sono sufficienti per i datori di lavoro che cercano risorse già formate e già pronte ad ottenere determinati risultati. Non a caso, nella maggior parte degli annunci di lavoro è richiesta una minima esperienza nel ruolo e nel settore, in altri invece sono necessarie addirittura esperienze in ruoli analoghi di almeno 2, 3 o 5 anni. Ovviamente i candidati che non hanno, nel loro curriculum vitae, precedenti esperienze lavorative, non hanno la possibilità di essere presi in considerazione. Peggio ancora, ci si imbatte in annunci rivolti a giovani neo-laureati o diplomati e sono paradossalmente richiesti già anni di esperienza alle spalle.
Non bisogna fare, però, di tutta l’erba un fascio.
Prima di tutto bisogna effettuare ricerche accurate per trovare aziende in cerca di nuovi profili anche senza esperienza e magari proprio in quei ruoli che più si allineano alle proprie caratteristiche. I datori di lavoro sanno bene che risorse inesperte ma con le giuste attitudini e le necessarie motivazioni, possono rappresentare un valore aggiunto da inserire in azienda.
Dunque, se da un lato, una risorsa esperta è più affidabile e mostra la capacità di risolvere in breve tempo problematiche già affrontate in passato, è vero anche che i profili con maggiore esperienza lavorativa, a volte mancano di flessibilità e quindi riscontrano maggiori difficoltà ad adattarsi a nuove dinamiche aziendali o in generale alle nuove esigenze del mercato del lavoro.
L’esperienza, infatti, soprattutto se acquisita attraverso un percorso troppo rigido, può limitare la creatività e di conseguenza influire sulle capacità di problem solving.
Gli “inesperti”, invece, se stimolati con adeguati percorsi di formazione, possono far emergere il proprio talento e ottenere migliori risultati. Una buona dose di determinazione, unita alla curiosità di sperimentare, consente di trovare soluzioni nuove, alternative, e magari più efficaci. Un’altra fase che porta ad un ulteriore miglioramento è appunto la disponibilità a sperimentare, senza aver paura di sbagliare e soprattutto traendo insegnamenti dagli eventuali errori. A volte proprio gli sbagli permettono ai veri talenti di emergere e risolvere così in maniera del tutto originale un problema esistente. Le competenze che si acquisiscono dopo un processo cognitivo autonomo e non imposte per induzione, sono quelle che restano più impresse e si consolidano nel tempo. A pensarci, sono proprio i tentativi e gli errori ripetuti fino alla scoperta della soluzione più innovativa che hanno permesso alla nostra società di andare avanti nel progresso.
Il successo, infatti, spesso non emerge da percorsi tradizionali; abbiamo innumerevoli esempi di persone di successo che hanno inventato oggetti e metodologie che hanno cambiato la nostra vita quotidiana e che , quando hanno partecipato a selezioni “tradizionali”, sono stati scartati!
I fallimenti passati non devono demoralizzare, ma anzi, devono fungere da stimolo per migliorare, fino a raggiungere quel livello d’eccellenza e unicità che ci distingua da tutti gli altri.
L’eccellenza è l’unica capacità che ti rende irresistibile per il mercato del lavoro. Se anche tu pensi che sia giunto il momento di farla esplodere clicca qui e scopri come svilupparla da adesso.

Come affrontare un colloquio di lavoro ai tempi della crisi
Mai quanto oggi il mercato del lavoro è diventato più competitivo che mai.
Non importa che tu stia cercando il primo lavoro o che tu sia una persona alla ricerca di nuove opportunità e di una crescita professionale, la situazione è più o meno sempre la stessa: se fino a qualche tempo fa si poteva facilmente cambiare lavoro e, con un piccolo sforzo, si riusciva anche a trovare un aumento di stipendio, oggi non è più così.
Se ci si mette alla ricerca di un nuovo lavoro e ci si improvvisa, si rischia di trovare solo situazioni peggiori in aziende più piccole e con stipendi più bassi. Le riforme strutturali degli anni ’90 (l’apertura dei mercati internazionali e la globalizzazione in primis) e, più recentemente, la crisi finanziaria hanno reso il mercato del lavoro un posto molto competitivo.
Sono tante le persone alla ricerca di un’occupazione e tante le professionalità di buon livello che si offrono sul mercato. La concorrenza è davvero molto alta!
Bisogna, perciò, sviluppare l’abilità di distinguersi, di uscire fuori dal coro e di farsi notare. Se proviamo a metterci per un attimo nei panni di un selezionatore, ci renderemo conto che ogni addetto svolge, per ogni posizione lavorativa, centinaia di colloqui conoscitivi ed alla fine ricorda solo tanto “rumore”.
La propria voce è solo una delle tante.
Se si pensa che sia il voto di laurea o il master seguito qualche anno fa a fare la differenza, si sbaglia di grosso!
Se ci si vuole distinguere e farsi realmente notare, c’è la necessità di saper comunicare efficacemente proprie competenze ed essere in grado di dire “sono esattamente quello che state cercando”. Solo così si può procurare il miglior vantaggio competitivo verso un impiego sicuro.
Durante il processo di selezione devi mettere in risalto quanti più punti di forza è possibile.
In che modo?
Innanzitutto preparandosi per il colloquio di lavoro, riuscendo ad anticipare il tuo interlocutore. Inoltre devi inserire poche e semplici frasi nel corso del tuo colloquio, frasi che sfruttino le tecniche di comunicazione persuasiva e che ti consentano di mostrarti come la persona giusta al momento giusto.
Cosa fare per riuscire ad avere più possibilità ad un colloquio? Quattro i punti fondamentali:
- Conoscersi meglio: gli strumenti di analisi della propria personalità o delle caratteristiche del proprio carattere sono molteplici, ma un incontro di coaching o un colloquio di valutazione con un consulente possono aiutare a conoscersi in modo più oggettivo e realistico. Questi professionisti possono inoltre restituirti un feedback completo sui punti di forza e debolezza che possiedi e aiutarti a creare un piano d’azione per migliorarti velocemente.
- Avere le idee chiare: uno degli aspetti trascurati dalla maggior parte dei candidati italiani, in modo particolare nel sud dell’Italia, è la preparazione al colloquio. Presentarsi al colloquio impreparati è un pessimo inizio, tuttavia, spesso, è una delle domande più semplici a mettere in crisi il candidato con conseguente impatto negativo sulla restante parte del colloquio. Chiunque, incluso il selezionatore, è in grado di leggere il tuo curriculum vitae, dunque le risposte che prevedono un semplice elenco del background scolastico o dei lavori passati non è di certo la risposta migliore. Preparare un buon inizio è fondamentale! Provate a casa, con amici o con familiari, preparate due o tre eventi personali e altrettanti lavorativi che permettono nell’immediato di trasmettere, a chi vi sta ascoltando, chi siete e cosa siete in grado di dare in più rispetto a tutti gli altri che sono stati ascoltati fino a quel momento o che saranno ascoltati dopo di voi. Preparatevi a elencare un massimo di tre caratteristiche personali/caratteriali che possono essere congruenti con il ruolo e i valori dell’azienda alla quale vi state presentando. Allenatevi a sostenere lo sguardo dell’altra persona in modo non invadente. Stupite con una buona chiusura! Siate pronti a congedarvi, in ogni caso, con una frase cordiale e che esprima attraverso il tono, il volume, lo sguardo e la postura, tutta la sicurezza in voi stessi e la fiducia nella scelta positiva dell’azienda.
- Sviluppare le CTU (Competenze Trasversali Universali): con le parole competenze trasversali si intende l’insieme di conoscenze, abilità e qualità che ognuno di noi sviluppa nelle varie esperienze di vita personali e professionali. Queste competenze, chiamate “soft skills”, hanno acquisito con il tempo una rilevanza sempre maggiore per le aziende. Chi possiede, ha sviluppato, ed è in grado di valorizzare le proprie competenze, ha maggiori possibilità di successo nella ricerca di un nuovo lavoro, ma anche all’interno del proprio contesto lavorativo. Queste, inoltre, permettono all’azienda di investire nella persona con adeguata formazione tecnica e con la certezza che queste competenze trasversali possono essere un vantaggio anche nella possibile crescita della risorsa in diversi ruoli rispetto a quello iniziale.
- Scoprire i dettagli: è già incredibile arrivare impreparati su se stessi ad un colloquio di lavoro, ma è imperdonabile non conoscere il ruolo o l’azienda per la quale si è proposto il curriculum vitae. Chi si trova dall’altro lato della scrivania si aspetta di poter parlare con una persona matura che conosce se stesso e che mostra di essere pronto per affrontare le difficoltà e le responsabilità insite nel ruolo richiesto. Chi conduce il colloquio si aspetta una persona in linea con i valori che la società rappresenta e che abbia delle convinzioni su se stesso, sul lavoro offerto, sulla società che lo spingano ad assomigliare a chi già lavora in quella società. Tutte informazioni che oggi sono facilmente reperibili sul sito della società o in giro per il web. Oggi, grazie alla tecnologia, è possibile entrare in contatto facilmente con chi lavora oppure ha lavorato in quella determinata società e scoprire cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato per lui.
Chiunque è in grado di affrontare nel migliore dei modi un colloquio con una buona preparazione e investendo qualche ora sulla propria crescita personale, due elementi che puoi acquisire grazie a Vincere al colloquio di selezione, il primo manuale che ti svela i segreti nascosti del processo di selezione, scritto dal dott. Roberto Castaldo, HR professionista e fondatore della 4 M.A.N Consulting.

Comunicazione efficace: cosa fare e cosa dire durante un colloquio
È davvero incredibile come candidati estremamente capaci possano fare davvero una pessima impressione durante un colloquio di selezione. E questo è davvero un peccato, non solo per il candidato ma anche per l’azienda che magari potrebbe assumere un collaboratore estremamente competente. Proprio per questo ho deciso di sintetizzare le cose più importanti da dire e da fare durante un colloquio.
Mi raccomando, prestaci estrema attenzione: questi piccolo ma fondamentali accorgimenti possono essere molto utili per farti assumere proprio dall’azienda dei tuoi sogni.
Iniziamo subito con le cose da fare:
- Saluta e tendi la manoper primo quando arriva l’esaminatore. Dai una bella stretta di mano, no alle mani flosce, stringi in modo vitale (ma non troppo energico)
- Accomodatisolo dopo che le altre persone si siano sedute, o comunque aspetta che siano loro ad invitarti a sedere.
- Stai seduto in maniera composta, senza accavallare le gambe, con le mani fuori dalle tasche e le braccia non incrociate. Infine, inclinati leggermente verso l’esaminatore.
- Non giocherellarecon capelli, cancelleria, vestiti e oggetti vari, e non agitarti troppo sulla sedia. Guarda negli occhi il tuo interlocutore (ma senza fissarlo). Se ci sono più persone, guarda quella che sta parlando in quel momento, e quando stai parlando tu, guardali un po’ per uno.
- Fai cenni di assenso o di diniego, mostra con le espressioni del viso che stai seguendo con attenzione il discorso.
- Prima di andare via, ringrazia il tuo interlocutore per averti dedicato il suo tempo.
Ovviamente il colloquio implica una conversazione tra te i tuoi selezionatori. Sarà forse scontato dirlo, ma questa è la parte fondamentale. Se sei stato selezionato, infatti, è perché l’azienda è già interessata a te e vuole comprendere bene se l’immagine che esprime il tuo curriculum sia la stessa che esprime la tua persona. E’ una parte fondamentale. Ecco quindi cosa fare per rispettare (se non addirittura superare) queste buone aspettative:
- Usa un tono di voce chiaroquando rispondi. Meglio un tono di voce un po’ più alto che uno un po’ più basso: fai sentire e capire in modo chiaro quello che stai dicendo.
- Non essere logorroico: rispondi alle domande in modo sintetico, ma evita risposte monosillabi (tipo Si o No). Argomenta le tue risposte.
- Se hai bisogno di un attimo per riflettere, prenditi una breve pausaprima di rispondere. Dimostrerai che pensi prima di parlare e che non stai solo recitando a memoria.
- Non interrompere il tuo interlocutore, a meno che tu non abbia una domanda urgente ed estremamente pertinente a cosa sta dicendo.
- Partecipa attivamente al colloquio, facendo domande e chiedendo chiarimenti quando è necessario.
- Non temere di dire “non lo so”, ma cerca di ridurre al minimo questi casi.
- Non essere evasivo quando ti fanno una domanda, rispondi sempre, senza mentire.
- Sii pronto a ricevere domande inaspettate ed anche personali. L’obiettivo dell’esaminatore è verificare la tua capacità di reagire agli imprevisti, la tua fiducia e la tua sincerità.
- Evita un atteggiamento difensivo riguardo ai dati meno favorevoli del tuo CV, non giustificarti ma dimostra la volontà di migliorare i punti deboli.
- Se ti chiedono di parlare delle tue esperienze precedenti, non criticare mai i tuoi ex datori di lavoro.
- Osserva le reazioni non verbali dell’esaminatore: una sua espressione contrariata, o viceversa un suo sorriso, possono essere indicazioni utili per capire l’andamento del colloquio.
Parlando più in generale, vai al colloquio pensando che sei lì per offrire qualcosa, e non per elemosinare un lavoro che ti potrebbero offrire. Evita un atteggiamento del tipo “va bene qualsiasi cosa, basta che mi diate un lavoro”.
Ora sei pronto per brillare al tuo colloquio.
Ma se vuoi approfondire questi argomenti, allora puoi non leggere questo libro, che rivela esattamente ogni singolo frammento che devi conoscere per affrontare al meglio il colloquio di selezione. www.vincerealcolloquiodiselezione.it/promo-ebook/grazie-libro/

Comunicazione efficace: dieci frasi da non pronunciare al tuo capo
In ambito professionale è sempre di estrema importanza tenere sotto controllo la comunicazione, specialmente quando si è stati appena assunti da una nuova azienda. In questo periodo (molto più che nella fase di selezione) si è sotto il controllo costante del proprio responsabile, che in primo luogo vuole essere certo che la scelta di assumerti sia stata giusta.
Proprio per questo ho deciso di scriverti un altro decalogo in cui ho inserito tutte quelle frasi (e i relativi comportamenti) che non devi assolutamente mai dire.
Mi raccomando, fai estrema attenzione: anche solo una di questa potrebbe farti etichettare in maniera negativa dal tuo nuovo datore di lavoro.
- Non è di mia competenza
Le aziende preferiscono figure professionali flessibili e capaci di dare il massimo in ogni situazione. Dimostrarsi poco disposti ad applicarsi in attività differenti da quelle solitamente praticate può essere interpretato come sintomo di pigrizia, menefreghismo e trascuratezza.
- Non mi sento in grado di farlo
La paura di non essere adatti a portare a termine la richiesta di un superiore non è sinonimo di modestia e sincerità, bensì di insicurezza e scarsa affidabilità. Un capo deve essere certo di poter sempre contare su un dipendente quando ci sono degli obiettivi da raggiungere o delle scadenze da rispettare.
- Preferirei non lavorare con quel collega
Il lavoro di squadra è importante, soprattutto quando si ha a che fare con attività creative dove il brain storming può fare la differenza. È necessario mostrarsi sempre ben disposti a lavorare in team, anche se ciò significa avere a che fare con colleghi con cui si ha uno scarso feeling: non è un caso che la pazienza sia considerata la virtù dei forti.
- Questa attività è inutile
Se il superiore assegna un compito particolarmente noioso, non significa che sia automaticamente inutile. Bisogna sempre eseguire l’incarico con dedizione: è dunque indispensabile portare a termine qualsiasi attività, anche la più tediosa, con impegno e responsabilità.
- Non è colpa mia
Se il boss si infuria per un errore commesso, ammettere i propri sbagli senza inutili giustificazioni è di certo la soluzione migliore per dare un segno di maturità e sicurezza. Scaricare la colpa al collega di turno, invece, indica un comportamento puerile e poco serio. Dopotutto sbagliando si impara.
- Se abbiamo sempre fatto così, perché cambiare?
Abitudinari e amanti della routine devono mettere in conto che i cambiamenti non portano necessariamente grane o problemi, ma anche miglioramenti. Accogliere con ottimismo le novità lavorative è decisamente la mossa migliore. E se dopo qualche tempo ci si accorge che queste non portano alcun giovamento, meglio parlarne con il proprio capo, formulando critiche e suggerimenti in maniera costruttiva.
- Non c’è una soluzione
Bandire atteggiamenti negativi e catastrofici è un imperativo per chi vuole fare carriera. Soggetti ipercritici ed eccessivamente negativi non vengono mai apprezzati dal board, mentre un’attitudine al problem solving è la chiave per conquistare capo e colleghi. Mai arrendersi di fronte alle difficoltà: bisogna sempre cercare di trarre il meglio anche dalle situazioni più intricate e difficili.
- Alla fine sono sempre io quello che deve fare il lavoro più duro
L’atteggiamento vittimistico non è mai giustificabile. Chi ha davvero la stoffa del leader dà il suo meglio quando si trova a dover affrontare un periodo di super lavoro o quando sopraggiunge un problema che agli altri sembra insormontabile. Sì, quindi, a chi si rimbocca le maniche e affronta con dedizione e pragmatismo nuove sfide lavorative, no a chi non fa altro che piangersi addosso.
- Io me ne vado!
Minacciare di voler abbandonare l’azienda da un momento all’altro è un comportamento controproducente. La frase, talvolta detta con leggerezza ma insistentemente, potrebbe far perdere la fiducia da parte del responsabile. Inoltre, il rischio è quello di apparire infantili ed incapaci di risolvere i problemi.
10. Hai sempre ragione tu
Dimostrarsi troppo accomodanti e lusinghieri nei confronti di un superiore porta inevitabilmente a due grossi rischi: diventare succubi del capo e rovinare il rapporto con i colleghi. Va bene dimostrare la propria stima, ma mai esagerare. La virtù sta nel mezzo.
Per il tuo nuovo datore di lavoro ognuna di questa frasi è come un campanello d’allarme che gli fa pensare che forse non ha fatto la scelta più saggia ad assumerti.
Insomma, io ti ho avvisato!
Adesso sta a te decidere, ma se invece di limitarti ad evitare ciò che non devi fare, vuoi anche imparare a renderi indispensabile per la tua azienda, allora vieni a dare un’occhiata qui PNL Practitioner