
5 consigli che sconvolgeranno il tuo modo di cercare lavoro
Ormai è risaputo che inviare CV alla cieca è solo una perdita di tempo; è di gran lunga meglio chiedere ad amici e parenti, bussare alla porta delle aziende e, soprattutto, lavorare su se stessi per capire davvero che cosa si vuole e che cosa si sta cercando. Non sono l’unico a dirlo, anche Richard Nelson Bolles, è della stessa opinione. Vieni considerato in America uno dei guru della formazione e il pioniere dei manuali di auto-aiuto; insomma, si tratta di una persona con delle credenziali considerevoli, non trovi?
Bolles, infatti, ha da dire la sua anche nel campo della ricerca del lavoro e parla di cinque elementi chiari per iniziare con successo la ricerca non di un lavoro qualunque, ma di quello dei sogni
Perseveranza e autoanalisi
“Il principio base – dice Bolles – è che più consistente è la forza lavoro, più posti vacanti si creano, a causa di fattori umani come il fatto che le persone si stanchino del proprio lavoro, vengano promosse, si trasferiscano altrove, si ammalino, vadano in pensione, muoiano improvvisamente. Inoltre, accanto a quelli vacanti, ci sono nuovi posti di lavoro che vengono continuamente generati dalla creatività e dalle nuove invenzioni, grazie al contributo dei progressi dell’informatica e delle nuove tecnologie”.
Così in Italia ogni mese sono 230 mila i lavori che aspettano di essere occupati. E come accaparrarsene uno, se la concorrenza è spietata e i disoccupati sono oltre due milioni?
In primo luogo, occorre “lavorare sodo”, perché cercarsi un’occupazione implica tempo, perseveranza e un’analisi continua: di se stessi, dei propri desideri, delle proprie competenze e di come il mercato del lavoro sta cambiando, con l’emergere di nuove figure professionali e l’eclissarsi di altre.
L’inutilità di spedire il cv
Quindi, trovare lavoro è possibile e tanti sono i modi e le strategie per farlo. Bolles ne conta per la precisione diciotto e consiglia di utilizzarne almeno tre: si va dalla lettura degli annunci pubblicati su quotidiani, riviste e siti specializzati, al chiedere consigli alle persone delle propria cerchia; dal rivolgersi a centri per l’impiego o agenzie interinali, al proporsi per stage non pagati nella speranza di fare colpo e strappare un contratto.
I modi per cercare lavoro Bolles non si limita ad elencarli, ma ne dà una classifica ragionata, con i pro e con i contro. Quello in assoluto peggiore è inviare il proprio curriculum alla cieca, nell’illusione di essere contattati per un colloquio: la percentuale di successo è del solo 7%.
Le tracce online
Certo, il CV va fatto e nella maniera più precisa possibile, ma bisogna considerare che nel ventunesimo secolo, il vero curriculum è quello che si trova online ed è costituito dalle tante tracce che ognuno di noi si lascia dietro navigando su internet (e che qualsiasi datore di lavoro può scoprire digitando nome e cognome su Google). Attenzione, quindi, alla propria “reputazione digitale”, che si può migliorare sia cancellando (o rendendo accessibili solo agli amici) le immagini e le informazioni “sconvenienti”, sia partecipando a forum professionali o aprendo blog sulle tematiche di propria competenza.
Quello che funziona davvero
Cinque sono invece i metodi migliori, quelli che Bolles, alla luce dei suoi quarant’anni di esperienza, considera più efficaci.
Chiedere informazioni a familiari, amici, ex colleghi ha una percentuale di successo del 33%: chi vi conosce può parlare bene di voi a potenziali datori di lavoro, evitandovi così di presentarvi come perfetti sconosciuti. Una soluzione valida soprattutto in Italia, dove la conoscenza più o meno diretta è il canale di assunzione più diffuso. Maggiori chances (47%) lo dà bussare alla porta di aziende e di uffici: occorre senz’altro una bella faccia tosta, ma se si riesce a fare buona impressione, un posto potrebbe saltare fuori. Consultare le Pagine gialle, per individuare la aziende che più interessano e poi chiamarle o andarci di persona, può assicurare il 69% di successo: in questo modo si potrebbero infatti scoprire quei posti vacanti che non vengono pubblicizzati e che rimangono nel cosiddetto “mercato del lavoro nascosto”. Ancora meglio (70% di possibilità di successo) è fare quest’ultima operazione in gruppo, unendosi a un “job club” o creandone uno nuovo: scambiarsi regolarmente informazioni e consigli con altre persone, può moltiplicare notevolmente le opportunità.
La visione di sé
Ma il metodo più efficace, quello con la più alta possibilità di successo (86%), ma anche quello che richiede più fatica, soprattutto mentale, è lavorare su se stessi, per capire in maniera chiara cosa si vuole, cosa si ha da offrire e cosa si sta cercando. “Non dovreste decidere che lavoro volete fare – scrive Bolles – fino a quando non avrete capito chi siete esattamente”.
Che competenze si sono maturate? Quali conoscenze tecniche? Dove si vuole lavorare, in che tipo di azienda, in che settore, in quale città? Che tipo di ambiente lavorativo si cerca, quali responsabilità si vogliono avere? E con quale retribuzione? Rispondere a queste e ad altre domande, serve non solo a conoscersi meglio, ma soprattutto a tracciare un identikit del proprio lavoro ideale. E avere una visione dettagliata del proprio obiettivo, aggiunge fiduciosamente l’autore, aiuta a raggiungerlo molto più facilmente.
Quindi ho una domanda da farti: sei pronto a sconvolgere completamente il tuo modo di approcciarti al mondo del lavoro?
Forse non lo sai, ma spesso piccole differenze possono creare enormi risultati e avvicinarti al traguardo solo perché hai avuto il coraggio di pensare in modo diverso dalla massa.
E se vuoi essere aiutato a mettere la quarta, vieni a dare un’occhiata qui!